Come un seme

da DILI, TIMOR EST Ogni giorno che passa, mi rendo conto che non ho ancora capito nulla. C’è sempre qualcosa che mi sorprende, che mi mostra quanto poco profonda sia la comprensione, incostante la collaborazione con le persone. Il terreno della vita è complesso, mai tutto buono né tutto sassoso. La fatica che alcune persone affrontano per vivere è così grande, richiede tali sforzi, che non riusciamo mai a coglierla in modo completo. La parola della vita, quella vera, quella che realmente vive la gente, cade nel nostro cuore come un seme. La loro miseria, la loro fatica, si radica in noi e produce frutto, produce scelte, cambiamenti di comportamento chiari: un impegno costante di carità, un passo definitivo nella preghiera, l’abbandono di una cattiva abitudine. Il più delle volte però, le emozioni che l’incontro con la miseria causa in noi restano tali. Ci portiamo la mano alla bocca: “Oh mio Dio!”. Poi la preghiera non prosegue, restando solo un’esclamazione sincera, ma passeggera. Anche noi abbiamo tribolazioni e affanni, anche noi abbiamo le nostre miserie da affrontare e siamo portati a rinviare a tempi migliori la nostra conversione. Ma il gioco della vita è un altro. È una gara a darsi da fare per l’altro, prima di essere sollevati dai nostri stessi pesi. Li vedete i ragazzi in foto? È la loro cucina, in condivisione con altre due famiglie. Stavano cucinando del pesce. Lo stavano cucinando per me. Vi assicuro che al ristorante non lo servono così buono. Ma chi potrebbe immaginare tutto questo? … https://lalocandadellaparola.com/2023/07/28/come-un-seme-3/

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